Regia: Tom McGrath
Soggetto: Marla Frazee - (libro)
Sceneggiatura: Michael McCullers
Musiche: Hans Zimmer
Montaggio: James Ryan (II)
Scenografia: David James (III)
Effetti: Tony K. Williams, Vanitha Rangaraju, Vimal Subramaniam, Mitul Patel
NOTE
VOCI DELLA VERSIONE ORIGINALE: ALEC BALDWIN (BABY), STEVE BUSCEMI (FRANCIS E. FRANCIS), LISA KUDROW (MAMMA), JIMMY KIMMEL (PAPÀ), MILES BAKSHI (TIM), TOBEY MAGUIRE (NARRATORE)
USA, 2017 - Durata: 97 min.
Produzione:DREAMWORKS ANIMATION
Distribuzione: 20TH CENTURY FOX ITALIA
La divertentissima storia di una famiglia che si trova a dare il
benvenuto al piccolo nuovo arrivato, raccontata dal punto di vista di un
delizioso e inaffidabile narratore: un divertente e fantasioso bambino
di 7 anni di nome Tim. Baby Boss, il nuovo bebè, arriva a casa di Tim in
taxi, indossa giacca e cravatta e ha in mano una ventiquattrore. La
rivalità tra i due fratelli verrà superata nel momento in cui Tim scopre
che Baby Boss altri non è che una spia in missione segreta, e che solo
lui potrà aiutarlo. I due piccoli soci saranno catapultati in
un'avventura stravagante e, per riuscire a sventare un complotto
ignobile, saranno coinvolti in una battaglia epica fra cuccioli e
bambini.
CRITICA
"Avvio
molto divertente con la celestiale fabbrica dei pargoli ma poi tutta la
parte action spy centrale, col rischio che i cuccioli animali vincano, è
più banale stile Dreamworks, con alcune buone trovate (i Presley men,
gli attacchi da neonato) finché l'happy end non glorifica la famiglia
nei secoli fedele. Questa la ragione del grandissimo successo del
cartoon di Tom McGrath che s'accattiva duplici fans nella camera dei
giochi ma citando cose da grandi (pure Wilder) fantasticando di
gelosia." (
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 aprile 2017)
"Il soggetto del nuovo film della DreamWorks Animation, tratto dal libro
per bambini scritto e illustrato da Marla Frazee, è così assurdo e
demenziale da solleticare la curiosità. (...) 'Baby Boss' si può
guardare in due modi, compatibili e complementari. Non è difficile
capire che il suo argomento è la difficoltà di un bambino ad accogliere
un fratellino, che ne ribalterà la vita e - crede lui - lo sostituirà
nell'affetto dei genitori. Questo il film di Tom MacGrath ( la saga
'Madagascar') lo racconta piuttosto bene, servendosi della fervida
fantasia di un 'narratore inattendibile' come Tim, protagonista di mille
avventure immaginarie. Se il tema della gelosia infantile resta sempre
d'attualità, però, la novità è la concezione mercantilistica che
impregna l'universo del cartoon. Tutto è rappresentato in termini di
concorrenza. Non solo le aziende produttrici di bambini e cuccioli, ma
anche i rapporti famigliari rispondono alle leggi del mercato, che
sostituiscono i valori della comunità: così l'amore diminuisce se è
suddiviso e un nuovo modello sarà sempre più apprezzato del precedente
(...). Pur senza raggiungerne (per ora) le altezze, DreamWorks Animation
s'ingegna a far concorrenza alla Pixar, con cartoon dai diversi livelli
di lettura e dalle gag meno infantili del solito. Fin troppo? Forse.
Ciò che lascia perplessi, nel caso, è la scelta del soggetto,
stuzzicante ma non precisamente adatto al pubblico infantile, e specie
ai più piccini. Che si divertiranno quando il bebè fa i peti al
borotalco, o vedendo Tim battersi con una gang di scagnozzi neonati ,
questo sì; ma certamente non potranno cogliere le allusioni, i paragoni e
i rapporti tra la logica dell'impresa e quella che presiede (o dovrebbe
farlo) ai rapporti famigliari. Anche se, alla fine, la morale della
favola esce chiara e forte come in ogni altro cartoon." (
Roberto Nepoti,
'La Repubblica', 20 aprile 2017
)
"Ovvio che il pretesto regge fino a un certo punto; e nel suo ritmo
frenetico il cartone animato dimentica di avere un cuore, perdendo di
vista la tenerezza di un rapporto fraterno che dalla rivalità e gelosia
scivola verso la complicità. Tuttavia il disegno è raffinato, l'idea
divertente e, nella versione originale, il doppiaggio di un Alec Baldwin
memore delle sue parodie del «baby boss» Trump è fantastico."
(
Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 20 aprile 2017)
"Cartoon 'slapstick' col turbo, firmato DreamWorks, dall'autore di
'Madagascar'. Scarica di battute su famiglia, figli, economia domestica,
potere e dovere, irriverente quanto basta, è un resoconto brusco e
dinamico delle conseguenze della fratellanza. (...) Si regge sul disegno
fortunato di un personaggio completo. Ricorda e potenzia 'II piccolo
Nicolas', chi l'ha visto può divertirsi anche di più." (
Silvio Danese,
'Nazione-Carlino-Giorno', 20 aprile 2017
)
"(...) 'Baby Boss' rileva con ironia, inquadra con spasso e stigmatizza
bonariamente le conseguenze familiari, concedendo onore e oneri del
punto di vista al primogenito, Tim. (...) Non c'è cucciolo animato che
tenga, dopo tanti, forse troppi animali più o meno domestici, 'Baby
Boss' rimette i neonati in campo, affermandone peraltro la non
sostituibilità con i cagnini: prima gli umani, insomma, e una volta
tanto si può dare precedenza. Se alcune trovate, dal nastro
trasportatore alle incursioni politicamente scorrette, centrano il
bersaglio e fanno dimenticare prolissi e spiegoni, tra i meriti
ideologici c'è la sindrome di Peter Pan anticipata allo stadio
neonatale. Già, chi vuole esser lieto, sia, dopo la culla non c'è
certezza..." (
Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 20 aprile 2017)
"Il soggetto, tratto dai libri di Marla Frazee, è inquietante (bambini
contro animali domestici?) ma Hollywood a volte impazzisce per il nostro
bene. In questo caso la follia non ha generato un capolavoro (si copia
molto 'Gli Incredibili' della Pixar) ma 'solo' un'animazione simpatica,
strampalata e ovviamente pronta a diventare saga." (
Francesco Alò, 'Il
Messaggero', 20 aprile 2017
)
"Una simpatica storia, originale nelle intenzioni, adatta per i più
piccini, ma che fa sorridere anche gli adulti. Non senza qualche
interessante riflessione sulla paura infantile (soprattutto legata alla
nascita di un fratello)." (
Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 20 aprile
2017)