LUNEDI 16 ottobre
spettacolo unico ore 21.15
Progetto
QUELLI DELLA COMPAGNIA GLI IMPERDIBILI
per il cinema d'essai in Toscana
Regia: Patricio Guzmán
Sceneggiatura: Patricio Guzmán
Fotografia:
Katell Djian, Patricio Guzmán - (fotografia addizionale)
David Bravo (II) - (fotografia addizionale)
Yves De Peretti - (fotografia addizionale)
Patricio Lanfranco - (fotografia addizionale)
Raul Beas - (fotografia addizionale)
Musiche: Miranda & Tobar (José Miguel Miranda), Miranda & Tobar (José Miguel Tobar), Hughes Maréchal
Montaggio: Emmanuelle Joly
NOTE
- CONSULENTE ARTISTICO: RENATE SACHSE.
- ORSO D'ARGENTO PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA E PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA AL 65. FESTIVAL DI BERLINO (2015).
CILE, FRANCIA, SPAGNA - 2015, 82 min
Produzione: RENATE SACHSE PER ATACAMA PRODUCTION, IN COPRODUZIONE CON VALDIVIA FILM, MEDIAPRO, FRANCE 3 CINEMADistribuzione: I WONDER PICTURES/UNIPOL BIOGRAFILM COLLECTION
Un bottone di madreperla incrostato nella ruggine di una rotaia in fondo al mare: è una traccia dei desaparecidos di Villa Grimaldi a Santiago, il grande centro cileno di detenzione e tortura sotto la dittatura di Pinochet. Un fiume che scorre e il tintinnio delle cascate: è la canzone dell'acqua alla base della cultura dei Selknams, popolazione nativa sudamericana trucidata dai colonizzatori. Due massacri, e la memoria dell'acqua: sono le chiavi narrative per raccontare la storia di un Paese e delle sue ferite ancora aperte, per percorrere il Cile e la sua bellezza, il Cile e la sua violenza.
CRITICA
"Odissea
nello spazio infinito dell'acqua che è musica, vive e conserva la
memoria. Lo stupendo film del cileno Patricio Guzmán (...). Guzmán si fa
trovare dalla poesia con la cinepresa in mano, non la chiama, ma ci
porta con le sue immagini lontanissimi e vicinissimi nel tempo."
(
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 aprile 2016)
"C'è un regista capace di collegare nei suoi film l'acqua e le stelle,
l'uomo e il cosmo, un bottone di madreperla e il genocidio di un popolo,
il mistero dell'esistenza umana e gli onori di un passato non ancora
elaborato, le esperienze personali e la storia di una nazione, il
particolare e l'universale. Suggestioni apparentemente assai distanti ma
unite in realtà da legami misteriosi e segreti. Si chiama Patricio
Guzmán (...) e riesce a coniugare documentario e poesia come nessun
altro. (...) Il regista ci racconta la storia vera di Jemmy Button, un
indigeno portato in Inghilterra nell'Ottocento per essere 'civilizzato'.
L'uomo viaggiò mille anni nel futuro per poi tomare indietro. Dopo un
anno infatti fu riportato in Patagonia, si spogliò dei suoi abiti, ma
non tornò mai più a essere quello di prima, esule tra la sua stessa
gente. Aveva accettato di seguire gli inglesi in cambio di un bottone di
madreperla (da qui il suo nome, Button), un piccolo oggetto che ci
riporta a un altro massacro, quello perpetuato da Pinochet (...). La
memoria è dunque per Guzmán, arrestato e rinchiuso nello stadio di
Santiago nel 1973, l'unico strumento per affrontare finalmente il
passato e guardare al futuro in un paese dove solo uno dei suoi
quattordici documenta ha trovato spazio in tv, di notte." (
Alessandra De
Luca, 'Avvenire', 26 aprile 2016
)
"Il cielo terso del Cile, frugato da telescopi potentissimi, e le acque
ancora più trasparenti di quelle isole alla fine del mondo. E poi voci,
volti, storie, rimorsi. Non solo dell'800 ma di fine '900, quando il
Cile democratico di Allende diventò la dittatura feroce di Pinochet. Una
piaga sempre aperta che il regista rievoca frugando tra i ricordi o
cercando sopravvissuti e testimonianze, ma fuori da ogni codice del
cinema di inchiesta. Perché 'La memoria dell'acqua' (...), non è solo un
documentario lirico e travolgente. È un poema cosmico per immagini e
parole (...) film semplicemente unico." (
Fabio Ferzetti, 'Il
Messaggero', 28 aprile 2016
)
"Il percorso che il cineasta 74enne avvia a partire da detto bottone è a
dir poco sorprendente, perché coincide con la storia stessa del Cile,
raccontata dalle sue fasi primigenie. (...) Film di straordinaria
potenza audio-visiva, da gustare e mantenere nel cuore e nella mente
come un dono prezioso (...)." (
Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto
Quotidiano', 28 aprile 2016
)
"Luogo di memoria, il cinema diviene luogo di responsabilità e di
ripensamento dei casi seri e spesso drammatici, come è il cinema di
Patricio Guzmán (...) che si è dedicato al racconto delle violenze sulla
popolazione in Cile durante gli anni della dittatura di Augusto
Pinochet. Dopo 'Nostalgia della luce' (...) Guzmán torna con un potente e
poetico racconto alla memoria del genocidio durante la dittatura
cilena." (
Dario Edoardo Viganò, 'Credere', 1 maggio 2016)