ARRIVEDERCI SAIGON

In collaborazione con:

Associazione "Rolando Cecchi Pandolfini" Pietrasanta

ARCI Comitato Lucca Versilia


 
MERCOLEDI 21  NOVEMBRE
spettacolo unico ore 21.15

Regia: Wilma Labate

Sceneggiatura: Wilma Labate, Giampaolo Simi

Interpreti: Viviana Tacchella, Rossella Canaccini, Daniela Santerini, Franca Deni

Fotografia: Daniele Ciprì

Montaggio: Mario Marrone

Musica: Mattia Carratello, Stefano Ratchev

Suono: Gianfranco Tortora

 

Arrivederci Saigon racconta la vicenda incredibile e assurda di Rossella, Viviana, Daniela, Franca e Manuela, ragazze beat degli anni Sessanta, tutte originarie della provincia operaia, quella delle acciaierie di Piombino, del porto di Livorno e delle fabbriche Piaggio di Pontedera. Nel 1967 formano una poche girl band italiane dell’epoca, le Stars, e l’anno dopo ricevono l’offerta di una tournée in Estremo Oriente tra Manila, Hong Kong, Singapore…ma si ritrovano in guerra, quella del Vietnam. «Ho conosciuto la loro storia grazie allo scrittore Giampaolo Simi, con cui poi ho scritto il soggetto» spiega la regista Wilma Labate «Quando me ne ha parlato siamo impazziti e abbiamo capito che era fortissima. Non ho più mollato queste signore per 4 o 5 anni, finché ho avuto modo di realizzare il film, grazie al fatto che quest’anno è il cinquantenario del ’68».

Le Stars non hanno mai preso un aereo e parlano un inglese stentato. A Manila scoprono la verità: il loro impresario ha stipulato un accordo con un ambiguo intermediario filippino, la loro vera destinazione è il Vietnam del Sud dove suoneranno per i soldati americani nelle basi militari. Non avere neanche vent’anni e trovarsi dalla parte sbagliata della Storia, senza nemmeno rendersene conto: «È stata l’esperienza più bella della mia vita, ma ovviamente là ero spaventata, giovane, mi sono dovuta fare parecchio coraggio» racconta Rossella Canaccini, la voce del gruppo.

Le ragazze conoscono la guerra e i giovani americani costretti a combatterla, a volte senza capirla. Imparano a suonare il soul, la musica dell’anima tanto amata dai soldati neri. È soprattutto per loro, per i giovani afroamericani che affollano le prime linee più dei bianchi, che le Stars si esibiscono durante la surreale tournée in Vietnam. «Cantavamo per loro la mattina alle 8, erano ragazzi di 20 anni, ci chiedevano James Brown e Aretha Franklin, poi si alzavano a gruppetti piangendo, perché andavano nella giungla a combattere» ricorda Viviana Tacchella, che era la più grande della band: «Al ritorno tutti ci parlavano di politica, ma a noi non fregava nulla: Noi quei giovani li abbiamo visti soffrire, li abbiamo amati, anche se erano lì per una guerra sbagliata».

Già, perché tornate a casa da quell’esperienza assurda, nella provincia rossa, le Stars vengono messe sotto processo e criticate: chi ha suonato per gli yankees non merita comprensione. «Ci chiedevano perché eravamo andate nel Sud e non nel Nord, come Joan Baez e gli altri. Ma io non sapevo nemmeno che esistessero un Sud e un Nord. Mi dicevano: “Vieni da una famiglia comunista, con il babbo morto partigiano, come ti sei permessa?”» continua Viviana. E così quella storia è rimasta nascosta per cinquant’anni: «Ci si vergognava di essere andate là, vivevamo la cosa quasi come una colpa», ma finalmente ora è arrivata la rivincita: «È bello poter raccontare tutto».

«Ovviamente il Partito Comunista ha sbagliato a metterle sotto processo, non si sono resi conto che erano 5 ragazzine inconsapevoli» afferma la regista «Il movimento studentesco però era un’altra cosa, avrebbero potuto capirsi attraverso la musica. Ma la rigidità ha cancellato anche il fatto che le Stars fossero molto avanti e che il soul potesse diventare uno strumento di comunicazione».

ITALIA - 2018   - 80 min.

Produzione: Solaria Film (Emanuele Nespeca), Tralab (Gabriele Trama), Rai Cinema

Distribuzione: ISTITUTO LUCE CINECITTÀ



Un giorno del 1968 cinque ragazze, quattro delle quali minorenni, salirono su un aereo che le avrebbe portate in Estremo Oriente, convinte di imbarcarsi nella tournèe del secolo fra Hong Kong, le Filippine e il Giappone. Erano Le Stars, uno dei rari gruppi femminili italiani dell'epoca, provenivano da cittadine della Toscana rossa, e si ritrovarono catapultate nel Vietnam del Sud, "arruolate" per esibirsi di fronte alle truppe americane. Puzzo di carogne e umidità soffocante, latte condensato e pastasciutta nei barattoli, tante bare e tantissimi giovani ("età media 19 anni", come cantava Paul Hardcastle) dei quali le cinque ragazze non avrebbero mai dimenticato lo sguardo spaventato. La cantante Rossella Canaccini, che avrebbe conosciuto una piccola notorietà come Rossella, e le musiciste Viviana Tocchella, Daniela Santerini e Franca Deni. La quinta componente "non ne vuol più sentir parlare" e non ha voluto partecipare a questo viaggio nel ricordo non solo di una vicenda personale ma anche di un'epoca e di una guerra sporca la cui memoria molti hanno voluto rimuovere. Attraverso materiali di repertorio Labate ricorda il sessismo di certe esibizioni di ragazze in bikini mandate sul palco per gratificare le necessità fisiologiche dei giovani soldati e il razzismo di una società che permetteva agli afro-americani di combattere a fianco dei bianchi, ma non di sedere accanto a loro sui banchi di scuola; ricorda l'epoca d'oro del soul attraverso le voci e le immagini di Aretha Franklin, Nina Simone, Otis Redding e Wilson Pickett, ci fa ascoltare le dichiarazioni di Martin Luther King sulla guerra in corso e osservare le manifestazioni pro e contro, ricreando quel clima infiammato e contradditorio in cui Le Stars si sono trovate immerse a causa di un contratto firmato in loro nome da un impresario sprovveduto. In quei tre mesi fra Saigon e Da Nang quelle ragazze, ingenue quanto i soldati, sono state usate come loro, e come loro hanno schivato bombe e malattie. "Non c'era solo la paura, ma anche la curiosità", ricorda però Rossella; c'era la gentilezza dei soldati con cui inventarsi un flirt impossibile e il brivido di duettare con un militare nero, pur nell'inglese improbabile imparato fra Livorno e Piombino.

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