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MARTEDI 16 gennaio 2018

spettacolo unico ore 21.15

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Regia: Slávek Horák

Attori: Alena Mihulová - Vlasta, Boleslav Polívka (Bolek Polívka) - Láda, Tatiana Vilhelmová - Hanácková, Zuzana Krónerová - Miriam, Sara Venclovská - Marcela, Eva Matalová - Zelíková, Helena Cermáková - Plasirybová, Ivan Rehák - Hlavica, Vladimir Kulhavý - Pazderka, Jan Leflík - Mira, Pavel Leicman - Hanácek, Daniela Gudabová - Knízová, Slávek Horák - Robert, Mikulás Kren - Mikulás Lapcík, Alzbeta Kynclová - Dottor Krátká, Tomas Rotnagl - Dottor Tomás, Ales Kadlec - Ales, Igor Stránský - Padre di Robert, Marián Mitas - Giovane medico, Frantisek Harnusek - Vicario, Ján Hrmo - Medico anziano, Jan Gogola Sr. - Sindaco, Filip Brouk - Parroco, Ludvík Kvítek - Autista bus, Radoslav Sopík - Dottore

Sceneggiatura: Slávek Horák

Fotografia: Jan Stastný

Montaggio: Vladimír Barák

Costumi: Natálie Steklová


FESTIVAL

Karlovy Vary International Film Festival - Miglior Attrice Alena Mhulová

Busan International Film Festival

Haifa International Film Festival

Vancouver International Film Festival

International Filmfestival Mannheim - Heidelberg

Valladolid International Film Festival

Leeds International Film Festival

Cairo International Film Festival

Bergamo Film Meeting

Ljubljana International Film Festival

Zagreb Film Festival

Dubai International Film Festival

Palm Springs International Film Festival

REPUBBLICA CECA -  SLOVACCHIA  2015 -  92 min.

Produzione: TVORBA FILMS, IN COPRODUZIONE CON CESKÁ TELEVIZE, FOG N' DESIRE FILMS, SVOBODA & WILLIAMS, SOKOL KOLLÁR

Distribuzione: LAB80 FILM


 

Vlasta lavora come infermiera a domicilio in una cittadina della Moravia. È una donna generosa e pragmatica che ha dedicato tutta la sua vita al marito, alla figlia e ai suoi pazienti. Ha sempre messo le esigenze degli altri davanti alle proprie, crede fermamente nella medicina tradizionale e nella competenza dei medici. Un giorno scopre di essere malata e cerca di dare una svolta alla sua vita. Costretta ad abbandonare ogni certezza, capisce a sue spese che questo atteggiamento altruista può essere anche profondamente autodistruttivo. Grazie a una nuova amica, pranoterapista e insegnante di ballo, e a una guru dai metodi discutibili, Vlasta giunge ad accettare che, come tutti, anche lei ha bisogno di amore e di attenzioni.

CRITICA

"Il film ci fa attraversare le fasi del lutto (dall'incredulità al rifiuto, all'accettazione), temperando gli aspetti dolorosi con una sottile vena di humour che lo preserva dal piangersi addosso. Con la complicità della bravissima Alena Mihulová (...), Horák riesce a realizzare un piccolo film sommesso ma acuto e friendly', che non ti lascia indifferente." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 26 ottobre 2017)

"Toccante dramma ceco-slovacco, una storia di grande sensibilità, ma ben fornita d'umorismo (...). Esemplare la protagonista, Alena Mihulová." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 26 ottobre 20107)

IL REGISTA

Slávek Horák (Zlín, 1975) è uno sceneggiatore, regista e attore ceco. Ha studiato regia alla FAMU, scuola di cinema di Praga. Prima di terminare gli studi si afferma e cresce come regista di spot commerciali per la televisione: in 15 anni ha diretto oltre 120 spot in tutto il mondo e ha vinto premi in festival dedicati alle produzioni commerciali in Repubblica Ceca, Slovacchia e in contesti internazionali. Ha realizzato due cortometraggi per il progetto Straight8, entrambi selezionati al Festival di Cannes, e ha lavorato come assistente alla regia di Jan Sverak per il film Kolja (1996), premiato come Miglior film in lingua straniera agli Oscar. Home Care è il suo primo lungometraggio, di cui oltre che regista è anche sceneggiatore.


NOTE DI REGIA

Ho riflettuto molto su quale fosse il tema più degno di essere al centro del mio primo film. A un certo punto mi sono isolato e sono andato dai miei genitori, in campagna, per scrivere in tutta tranquillità. Mia madre, essendo una chiacchierona, mi interrompeva in continuazione per raccontarmi tutte le storie buffe che le capitavano facendo il suo lavoro. È infermiera a domicilio (...). Mi ci è voluto del tempo per rendermi conto che l’idea migliore era lì davanti a me da sempre, nella persona di mia madre.

Il mio obiettivo era realizzare un film sincero su temi universali su cui le persone abitualmente esitano a confrontarsi, in questo casi quelli della compassione e della morte. Volevo infondere umorismo nel dramma, per raccontare una storia che ricorda agli spettatori la loro mortalità, per far meglio apprezzare le persone che amano e anche per ricordare loro di prendersi cura di se stessi. Ho scelto di mettere in scena l'avventura della scoperta di sé con un intreccio particolare, in cui dramma e commedia si bilanciano tra loro. La sfida più grande era riuscire a realizzare un film vivo, con un cuore pulsante.

Slávek Horák


INTERVISTA A SLÁVEK HORÁK

Sembra che una nuova generazione di registi stia emergendo nellaRepubblica Ceca. Che cosa ne pensa?

Ho cercato di andare in contropiede rispetto all’approccio abituale che hanno i film cechi, di liberarmi di tutti i preconcetti sull’aspetto che deve avere un film, perché sono quelli che danno a tutti i nostri film un’aria provinciale. Non ho seguito quali altre opere prime sono state realizzate ultimamente nella Repubblica Ceca e non conosco i loro registi. Non formiamo un  gruppo omogeneo: lavoriamo tutti per conto nostro. Detto questo, le condizioni si prestano molto bene in questo momento, grazie al  Fondo Cinema Ceco, alla  Televisione Ceca e al  Fondo Slovacco per l’Audiovisivo, che hanno finanziato il mio film molto generosamente basandosi esclusivamente sulla sceneggiatura, nonostante fossi uno sconosciuto per loro e non mi fossi ancora messo alla prova. La sceneggiatura gli è talmente piaciuta che non hanno avuto paura a correre dei rischi e ad accordarmi il loro sostegno. Questo mi ha permesso di realizzare il film senza compromessi e spero che la sua selezione in concorso a Karlovy Vary li abbia soddisfatti. La stessa cosa vale per i coproduttori privati:  Fog’n’Desire Films,  Sokol Kollár e Svoboda&Williams. Hanno tutt i accolto il progetto a braccia aperte, non per ragioni commerciali, ma perché volevano vedere questa sceneggiatura materializzarsi sullo schermo. È il film stesso ad aver riunito tutti e questo si è tradotto in finanziamenti, cosa che mi ha permesso di realizzare Home Care  in condizioni ideali.

Lei ha diretto numerosi spot pubblicitari e cortometraggi. Che cosa l’ha portata a voler fare un lungometraggio?

Naturalmente è da quando ero studente che nutrivo la voglia di fare un film ma sapevo di non essere ancora maturo. Non avrei voluto vedere un film diretto da me da ventenne o da trentenne. Due anni fa mi sono detto che l’attesa della maturità avrebbe potuto durare in eterno e che non valeva più la pena aspettare, allora mi sono lanciato, dicendomi che forse la maturità sarebbe venuta strada facendo. Ora mi rendo conto che mi ci vorranno tante altre esperienze come questa per arrivarci.

Come è nata l’idea di  Home Care ?Ho riflettuto molto su quale fosse il tema più degno di essere al centro del mio primo film. A un certo punto mi sono isolato e sono andato dai miei genitori, in campagna, per scrivere in tutta tranquillità. Mia madre, essendo una chiacchierona, mi interrompeva in continuazione per raccontarmi tutte le storie buffe che le capitavano facendo il suo lavoro. È infermiera a domicilio, quindi capita di incontrare molta gente interessante quando si fa questo mestiere. Ora è evidente ma mi ci è voluto del tempo per rendermi conto che l’idea migliore era lì davanti a me da sempre, nella persona di mia madre.

Come si è svolto il finanziamento del film? Stranamente è stata la parte più facile. Tutti trovavano che la sceneggiatura meritasse di essere sostenuta, bisognava solo perfezionare la struttura della coproduzione. Ciò che ha quindi permesso di ottenere i finanziamenti sono principalmente i due anni che ho passato a scrivere la sceneggiatura, con l’aiuto preziosissimo dello sceneggiatore tv Jan Gogola, di Jaroslav Sedláček, sceneggiatore per la Televisione ceca, e del mio co-sceneggiatore Rudolf Suchánek. È stata nell’insieme un’esperienza molto formativa per me, in quanto produttore novello. Malgrado tutte le teorie del complotto che si sentono in giro, ho imparato che l’argomento migliore per ottenere un finanziamento è avere 90 pagine di testo che facciano venire alla gente la voglia di vederle sullo schermo. Pare semplice detta così ma una buona sceneggiatura si distingue davvero dalla massa dei testi che i decisori ricevono, anche quando non è accompagnata da un nome noto.