L'AFFIDO. Una storia violenta

 

MARTEDI 3  luglio

spettacolo unico ore 21.30

MERCOLEDI 4 luglio

spettacolo unico ore 21.30


Regia: Xavier Legrand
Attori: Denis Ménochet - Antoine Besson, Léa Drucker - Miriam Besson, Thomas Gioria - Julien Besson, Mathilde Auneveux - Joséphine Besson, Mathieu Saïkaly - Samuel, Florence Janas - Sylvia, Saadia Bentaïeb - Giudice, Sophie Pincemaille - Avvocato di Miriam, Emilie Incerti-Formentini - Avvocato di Antoine, Coralie Russier - Cancelliera, Martine Vandeville - Madeleine, madre di Antoine, Jean-Marie Winling - Joël, padre di Antoine, Martine Schambacher - Nanny, madre di Miriam, Jean - Claude Leguay- André, padre di Miriam, Julien Lucas - Cyril, Noémie Vérot - Manon, Sabrina Larderet - Laetitia, Sylvain Pajot - Marito di Sylvia, Charlie Ballaloud - Figlia di Sylvia, Yannick Hélary , Laurent Moreau , Valéry Calin , Marius , Anne-Gaëlle Jourdain , Jenny Bellay , Jérôme Care-Aulanier , Laurence Besson
Sceneggiatura: Xavier Legrand
Fotografia: Nathalie Durand
Montaggio: Yorgos Lamprinos
Scenografia: Jérémie Sfez
Arredamento: Emilie Ferrenq
Costumi: Laurence Forgue Lockhart


NOTE

  • REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: LE CENTRE NATIONAL DU CINEMA, CANAL +, FRANCE TELEVISIONS, CINE +, HAUT AND COURT DISTRIBUTION; CON LA PARTECIPAZIONE E IL SUPPORTO DI: RÉGION BOURGOGNE FRANCHE-COMTÉ, PROCIREP.
  • LEONE D'ARGENTO-PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA, LEONE DEL FUTURO PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA "LUIGI DE LAURENTIIS" ALLA 74. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017).

 
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FRANCIA - 2017   90 min.

Produzione:  KG PRODUCTIONS, IN COPRODUZIONE CON FRANCE 3 CINÉMA

Distribuzione: NOMAD FILM DISTRIBUTION E PFA FILMS



I coniugi Antoine e Miriam Besson divorziano e, per proteggere il figlio dal padre accusato di abusi, Miriam chiede l'affidamento esclusivo. Il giudice incaricato del loro caso ha invece concesso l'affidamento congiunto con il padre, che considera ingiustamente accusato. Conteso dai suoi genitori, Julien farà di tutto per evitare il peggio...

CRITICA

"(...) 'Jusqu à la garde' (Fino all'affido) di Xavier Legrand si adagia in un naturalismo prevedibile, appena stemperato da qualche abile «silenzio» di sceneggiatura. (...) Ma il percorso cinematografico che dal gelo iniziale arriva (inevitabilmente) al dramma finale finisce per assomigliare troppo a un'illustrazione giornalistica della superficialità dei giudici e delle violenze nascoste dentro le famiglie. Che solo l'interpretazione del piccolo Thomas Gioria riesce a sollevare dalla prevedibilità sociologica." (Paolo Mereghetti , 'Corriere della Sera', 9 settembre 2017)

"Le avvocatesse si impegnano a perorare le ragioni dei rispettivi clienti e noi ci facciamo l'idea che il discorso proseguirà in questo registro di dialettica delle parti, lasciando aperto il dubbio su chi mente. Invece, pur sul filo di una suspense ben controllata, il film si avvia sulla strada della mera cronaca dei fatti, inscenando un dramma di abuso domestico simile a quelli di cui leggiamo ogni giorno, senza sfumare o approfondire più di tanto quadro e personaggi." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 9 settembre 2017)

"(...) Legrand si appoggia interamente alla pagina scritta per bilanciare una regia piuttosto timida, con molte incertezze, che utilizza in modo corretto e senza impennate le caratteristiche del genere «domestico». (...) il regista (...) invece di addentrarsi cinematograficamente nell'ossessione, sceglie una cifra «ordinaria», fatta di dialoghi, personaggi abbastanza formattati, situazioni prevedibili, di cui il padre, diventa il centro, l'orco cattivo di una brutta fiaba. Non è questione di aderenza o meno alla realtà, il tema del femminicidio è certamente molto attuale, Legrand non dà ai suoi personaggi la compattezza necessaria a garantire l'ambiguità a cui aspira il racconto. Tutto è molto evidente, sin troppo, esattamente come lo si aspetta." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 9 settembre 2017)

"Un vecchio solido film a tesi, insomma, girato in maniera impeccabile, con buoni attori, ma tutto un po' troppo spiegato (...) e in fondo prevedibile nel suo progredire verso il dramma. La storia, almeno fino a un certo punto, è vista per lo più tenendo al centro dell'immagine il bambino, che è una scelta facile ma in fondo corretta." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 9 settembre 2017)

"Grandi interpreti, regia millimetrica, storia tosta e racconto misurato, il formato è famiglia, la violenza in campo, e ancor più nel fuoricampo. Nessuna enfasi, scene madri bandite, il pathos è senza additivi, il dolore senza placebo, ellissi, non detti e non uditi sottraggono e, insieme, amplificano: è un cinema che non ha bisogno di esibire ed esibirsi per provarsi necessario, urgente, prezioso. Che qualcuno ce lo porti in Italia, subito." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 9 settembre 2017)

"'Jusqu'à la garde' (...) mostra come si possa fare un buon thriller senza lo splatter di orrori e sangue a spiovere. Affida al fisico massiccio di Denis Ménochet il compito di raccontare una psiche rimasta infantile nel suo non voler intendere altra ragione che la propria, il suo senso del possesso, l'essere lui a decidere cosa sia bene e cosa sia male. Affida al piccolo Thomas Gioria, biondo e delicato, e alla fragile Léa Drucker quello di trasmettere l'esatto opposto, l'affetto che si costruisce con la reciproca comprensione. Mette al loro servizio una sceneggiatura essenziale nella sua veridicità, perché sguardi, atteggiamenti e parole bastano a raccontare ciò che c'è dietro di essi, a far capire l'abisso distruttivo che li potrebbe inghiottire." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 9 settembre 2017)